Chiusa l’edizione 2021 di Uno Maggio Libero e Pensante

L’edizione 2021 di Uno Maggio Libero e Pensante è stata senza ombra di dubbio una grande cassa di risonanza per tutti i movimenti in lotta di questo paese.

Una voce libera in un mondo sempre meno libero e chiuso, in un sistema preconfezionato come i fatti del Primo Maggio romano ci hanno insegnato. Un palco sponsorizzato da grandi multinazionali che sfruttano i territori per fare profitto, che devastano luoghi e popoli e che usano poi parte di quei soldi per pulirsi la coscienza.

Tante le testimonianze che migliaia di persone hanno potuto ascoltare insieme a noi seguendo la nostra diretta. Parole dure a volte che come pugni si levano al cielo prima di colpire chi ha trasformato il bel paese nella patria dell’ingiustizia sociale e non solo.

Agli attivisti intervenuti va il nostro ringraziamento: qui a Taranto troverete sempre un microfono libero e senza condizionamenti di nessun genere.

Un Uno Maggio orfano della musica ma vicino a tutti i lavoratori di un settore che come e più di altri paga pegno ad una pandemia sanitaria ed economica.

A loro abbiamo dedicato il nostro silenzio pomeridiano, un silenzio che fa rumore, con la speranza che presto si possa tornare a stringersi sotto un palco.

Impossibile non ringraziare i nostri tre direttori artistici. Ad Antonio, Michele e Roy il Comitato sarà sempre grato per la passione con cui da anni sono al nostro fianco in questa folle avventura.

Inutile dire quanto ci sia mancato quel parco che nell’immaginario collettivo è la casa dell’Uno Maggio Libero e Pensante, come anche le grida, le risate, il sudore, le birre, la musica e gli interventi politici che hanno cambiato radicalmente la storia di una città.

Taranto è una terra meravigliosa che merita molto più rispetto, a cominciare dal 13 Maggio, quando a Roma il Consiglio di Stato sarà chiamato ad esprimersi sul ricorso di ArcelorMittal contro la decisione del Tar Lecce. Che sia fatta finalmente giustizia nei confronti di una città capace di mostrarsi unica nonostante decenni di sfruttamento e di abbandono.

Lo gridiamo da anni anche da quel palco e continueremo a farlo perché noi abbiamo deciso di non mollare.